Duecento euro per venti metri quadri. Così il racket controlla le baracche

Posted on 28 agosto 2010

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Un cartone per dormire ne costa venti. Minacce con la spada a chi sgarra. "In due anni abbiamo abbattuto ottanta insediamenti abusivi: sono inaccettabili sia per noi che per chi ci vive"

di CORRADO ZUNINO

Duecento euro per venti metri quadri Così il racket controlla le baracche

ROMA – Le quattro baracche carbonizzate sono le ultime di via Castello della Magliana. Accesso sterrato da via Luigi Ercole Morselli, oltre i canneti della riserva naturale della Tenuta di Massimo. Nel perimetro annerito c’è la culla di Marco Giovanni, tre mesi d’età, metà del corpo ustionato. Ci sono quaranta baracche al campo zingari della Muratella. Il sindaco Gianni Alemanno le ha fatte demolire un anno fa, i clandestini rumeni le hanno ricostruite tutte. In due ore, ieri, due ruspe hanno spianato ancora: "Da quando mi sono insediato abbiamo abbattuto ottanta campi abusivi, sono inaccettabili per noi e per chi ci vive", dirà dal meeting di Rimini. Nella contabilità la Muratella vale per tre.
C’erano diciotto bambini, li hanno portati via con un pullman. Centri d’accoglienza sulla Salaria. Di loro, in questo pozzo di piscio e terra alla periferia sud di Roma, resta un Gatto Silvestro a muso in giù, le biciclette sui tetti delle baracche. Poi la culla bruciata di Marco Giovanni: "Abbiamo portato fuori prima lui, il più piccolo", hanno raccontato i genitori Marian Firu ed Emilia Parinescu ai carabinieri del Torrino, "quando ci siamo girati per prendere Marius le fiamme erano già al cielo, abbiamo sperato fosse scappato da solo". I vigili del fuoco hanno trovato Marius carbonizzato sul materasso: nessuno ricorda un urlo, forse non si è neppure svegliato. "Quella candela ci serviva accesa, i topi qui si mangiano i vestiti". Hanno mani e piedi bruciati il padre e la madre, ancora non hanno raggiunto l’ospedale Gemelli dove in terapia intensiva è ricoverato Marco Giovanni, il figlio che hanno salvato. Il neonato è in ventilazione meccanica. Una cugina dei Firu racconta che i due genitori ancora non sanno che il più grande è morto, "credono che Marius sia ricoverato con il fratellino". Ventitré e ventun anni, Marian ed Emilia erano arrivati alla Muratella un mese fa. Lui raccatta ferro e lo rivende. "Le fiamme sono entrate anche nelle nostre case", Sisa, uno dei quattro Rom scappati dalle baracche in fiamme, le chiama case: "Non c’è stato il tempo di fare nulla".
È tarda mattina quando al campo zingari arriva Dimitri. Tozzo, 39 anni. Precedenti in Romania per furto, in Italia è stato condannato per estorsione e ha patteggiato lo sfruttamento. Ferma il pullman che sta portando uomini e masserizie al sicuro, sulla Salaria: "Scendete, vi vogliono rispedire a Craiova". Tra Pietralata e il Tiburtino gestisce altri campi abusivi: offre protezione, alterna minacce a consigli. I vigili lo fermano, lo allontanano. A Roma, è la questione, si sta consolidando l’ultimo racket sui disperati: la tangente sulle baracche abusive. Dimitri, che a inizio Duemila portò decine di bambini rumeni in Italia a elemosinare, oggi terrebbe le fila, detterebbe i prezzi: 200 euro al mese per quattro muri di legno di venti metri quadrati, soltanto venti euro per lo spazio dove poggiare un cartone. A chi non paga Dimitri distrugge la baracca. Si è già presentato con un bastone, altre volte con la spada, una scimitarra. Ci sono testimonianze e alcune intercettazioni a confermarlo, vecchie indagini partite nel 2002. Il sospetto è che anche per le quattro baracche andate in fumo alla Muratella sia stato pagato il pizzo, anche per la baracca della famiglia Firu.
Qui ogni casa in legno ha i nomi di chi ospita segnati con la vernice spray. Gli investigatori non sanno se li ha messi l’estorsore per censire chi deve pagare. Felicia, comunque, vive con Dog e all’esterno dei suoi venti metri ha sistemato il frigo-bar. È acceso, identico a quello degli alberghi. Robert e Sisa hanno il loro nome impresso sulla successiva: la ruspa travolge tutto quello che possiedono, scarpe, padelle, la confezione grande del Dixan. "Fermatevi solo dove vedete bombole di metano", dice ai suoi Antonio Di Maggio, il vigile di periferia chiamato da Alemanno a risolvere le emergenze della città. Ecco la baracca di Gigi, Eva, Stan e Brans. Una borsetta portatrucchi è aperta, rossetto e mascara a terra. Giù anche quella, con il caterpillar. I vigili urbani hanno cercato il proprietario del terreno ricavato fra i canneti, un romano: avrebbe dovuto segnalare il ritorno abusivo degli zingari. È fuori Italia, sarà denunciato. Quattro ragazze minorenni vivono in una baracca da sole, senza uomini. "Siamo amiche". Quattro prostitute, racconteranno poi, "ma i nostri soldi non li diamo a nessuno, teniamo tutto per noi". 

(28 agosto 2010)